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Con la tassa sulla fortuna cambiano alcune dinamiche sulle microvincite in Italia

Novità giochi in Italia: al via la tassa sulla fortuna

Novità giochi in Italia: al via la tassa sulla fortuna
La notizia del momento, per quanto concerne il settore del gioco in Italia, riguarda sicuramente le novità sulla tassa sulla fortuna. Si discute dell’eventualità di tornare a un’aliquota unica, che prevede trattenute fiscali pari al 15% su tutte le vincite con un tetto superiore ai 200 euro, mentre in precedenza il limite era di 500 euro. Un cambio di rotta che potrebbe costare caro, sia ai distributori presenti in Italia, ma soprattutto alle tasche dei giocatori vincenti. Un sistema di tassazione in linea con l’operato del Governo Conte, che continua a inasprire e a colpire il sistema del gioco d’azzardo, considerato non a caso come una vera e propria industria virtuosa, basata sul terziario avanzato. Andare a intaccare anche le microvincite, sembra essere una comoda soluzione, che già a partire dai prossimi mesi del 2020, darebbe dei risultati in termini di entrate erariali, danneggiando però sia i giocatori sia gli esercenti per quanto riguarda il settore del gioco. Si tratta di una modifica applicata al Decreto di bilancio, in riferimento alla tassa sulle vincite, che fino a questo momento era stata organizzata con due differenti aliquote, in base alle microvincite, che era stata stabilita all’1,9%, mentre oggi spunta fuori la notizia di un aumento fino al 15% su ogni vincita superiore ai 200 euro. Rientrano in questo tipo di contesto tutti i giochi della filiera dei Win for life, gratta e vinci, lotteria ed enalotto, così come le slot machine di tipo fisico.

Che cosa cambia in Italia e quando entreranno in vigore questi emendamenti

Quando entra in vigore questa nuova tassa sul gioco? La tassa sarà applicata a partire dal prossimo 15 gennaio 2020, il ché significa che ci saranno entrate visibili in termini di bilancio già a cominciare dalla metà del prossimo anno. Con questo nuovo provvedimento per il Governo Conte, ci sarà quindi la possibilità di incrementare gli introiti destinati alle casse dello Stato italiano, fino al 90-95% in alcuni casi, un ulteriore microtassa che va quindi a colpire i cittadini su quella che è stata già definita come la tassa sulla fortuna, visto che colpisce chi gioca e vince. Ricordiamo come in Italia il settore del gioco d’azzardo abbia prodotto in questi anni una spesa complessiva pari a 90 miliardi di euro, dal 2015 in poi, con studi che sono stati compiuti per analizzare nel dettaglio sia le uscite che le entrate che riguardano il settore del gioco.

I dati che riguardano la spesa in Italia negli ultimi anni

Se infatti conosciamo bene i dati che riguardano la spesa, non è così chiaro a quanto ammonti il volume di vincite che vengono prodotte ogni anno nel nostro Paese. E’ stato importante il lavoro svolto dal Gruppo Gedi, attraverso la brillante iniziativa de L’Italia delle slot, capace di creare un database, che racchiude tutti i dati legati alla spesa annua, comune per comune, in base al reddito pro-capite delle città singole, fino ad estendere il dato in termini macro economici, per avere il quadro reale della situazione. Per quanto riguarda invece le slot machine attraverso i dati pubblicati nella prima parte del 2019 è possibile stabilire che assieme a roulette, blackjack e baccarat, leslot siano uno dei giochi di maggior successo degli ultimi anni. Il gioco online si basa su regole differenti, rispetto alle attrattive legate al contesto e al circuito di tipo terrestre, sia in termini di pay out, sia di numero di utenti attivi e di massa critica che frequenta questo tipo di realtà. Le giocate possono essere più frequenti e offrono differenti vantaggi, visto che ogni utente ha la possibilità di gestire in autonomia il tempo di gioco e il proprio budget. Sono più alte le vincite e i bonus che i casinò digitali spesso elargiscono ai propri clienti, specialmente durante la fase di iscrizione su una determinata sala da gioco. Tuttavia anche il settore del gioco online ha subìto una leggera frenata, durante il 2019, a causa del divieto di pubblicità emesso dal Governo attraverso il Decreto Dignità, entrato in vigore in modalità definitiva proprio durante lo scorso giugno 2019. Un calo che rende la crescita del dato pari all’1,7% rispetto al 2018, quando invece il trend era più positivo e prossimo al +13% rispetto all’anno precedente.

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